Centurio (2017) by Massimiliano Colombo

autore:Massimiliano Colombo [Colombo, Massimiliano]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2017-10-17T22:00:00+00:00

Mecenate mascherava il nervosismo masticando un filo d'erba, mentre alle sue spalle ai piedi di un declivio che celava il fiume, centinaia di legionari attendevano ammassati nel silenzio più assoluto. Avrebbero dovuto restare immobili e silenti sino a quando Lucio Irtuleio non avesse dato ordine di avanzare. Lo avrebbe fatto solo nel momento giusto per disorientare, con la sorpresa, gli uomini di Fufidio, che si stavano apprestando a passare il Betis.

Quinto Sertorio aveva fatto un ghigno sarcastico, quando era venuto a conoscenza di chi comandava il contingente nemico. Fufidio era l'ideatore delle liste di proscrizione tra le quali figurava lo stesso Sertorio. Non era preceduto da una grande fama di condottiero. Poteva essere considerato un eccellente consigliere o un feroce aguzzino, efficace nei suoi sordidi intrighi, ma quelle qualità non avrebbero potuto reggere al confronto con il genio militare del Luscus.

Fu il vento a portare la notizia. Si udirono distinti gli squilli dei bucinatores e dei cornicines e in lontananza il clangore dello scontro. Mecenate ordinò ai suoi di mantenere il più assoluto silenzio, mentre sulla destra dello schieramento, il tribuno Aufidio dava ordine di avanzare. Fufidio aveva abboccato.

Le insegne si mossero e il passo di centinaia di uomini, attutito dal soffice manto erboso e accompagnato dal tintinnare metallico dell'equipaggiamento, riempì l'aria. Rufo strinse scudo e gladio, stava andando a combattere contro coloro che lo avevano addestrato. Forse avrebbe visto nella mischia dei volti noti, forse avrebbe incontrato Ursiano. Lanciò un pensiero ai Lari e ai Penati e sussurrò il nome di lei. Più ripeteva il suo nome e più la sentiva presente. Lavinia lo stava guardando e lui voleva dimostrare tutto il suo valore.

Fufidio aveva guadato il fiume tenendosi a distanza dai lusitani, disposti in posizione elevata. Così facendo pensava di aggirare il nemico. Non si era curato di osservare il territorio e di notare un piccolo rilievo che avrebbe potuto celare un'amara sorpresa. Era proprio in quel luogo che Sertorio aveva preparato il tranello.

Gli uomini di Fufidio, ancora grondanti di acqua, videro le insegne del toro comparire improvvisamente sulla cresta del colle. Una pioggia di frecce e sassi li falciò ancora sulla riva. Fissati in quella posizione, scompaginati e increduli, furono investiti dalla carica dei mauretani a cavallo.

La centuria di Emilio aumentò il passo e prese ad avanzare con una corsa leggera. Mecenate ordinò il lancio dei pila, poi la corsa aumentò. Rufo vide per la prima volta l'effetto devastante delle armi da getto. Gli uomini che stavano fuggendo ne furono investiti e come una risacca si abbattevano gli uni sugli altri per poi cadere tra urla strazianti.

Rufo attraversò, mantenendo a fatica l'allineamento, una raccapricciante foresta di lance e corpi trafitti fino a raggiungere il letto ghiaioso del Betis. La sua corsa convulsa proseguì nell'acqua fredda del fiume, tra spruzzi che si alzavano tutt'intorno in un frenetico gioco di morte: la battaglia.

Nella calca impazzita che si dibatteva davanti a lui vide un legionario che cercava di farsi largo tra gli altri. Gli fu addosso, strinse i denti prima di infliggere un colpo violento con il bordo inferiore dello scudo.

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